Lettori fissi

venerdì 1 dicembre 2017

Grazie America

Grazie America per avermi insegnato ad apprezzare quello che sono e quello che ho. L'anno scorso in questo periodo ero in Italia, probabilmente in ansia per un compito in classe o un'interrogazione. Oggi sono in America, e mi manca studiare seriamente. Premetto che sono sempre stata una persona che ama studiare, leggere, scoprire nuove cose e imparare, ma a volte sento di sprecare il mio tempo. Amo l'America, sto bene, vorrei poter restare qui più a lungo possibile, ma sono fiera e orgogliosa di essere nata, cresciuta ed aver ricevuto un'educazione in Italia. Non dico che siamo migliori di loro, non dico che siamo più intelligenti o che qui siano stupidi. Dico che noi, studenti italiani, non ci rendiamo conto di quanto lo studio ci arricchisca, di cosa significhi avere la possibilità di crearsi proprie opinioni e non dover mettere crocette su un test a scelta multipla. Apprezzate le lezioni di storia, Italiano, filosofia, storia dell'arte. Apprezzate avere la possibilità di conoscere cosa c'è nel mondo, cosa c'era e immaginare cosa ci sarà. Apprezzate il fatto che la nostra storia, è ancora parte della nostra società e che possiamo viverla. Un 100% in un test a scelta multipla varrà sempre molto meno del vostro 6 in un'interrogazione in cui il pensiero lo formulate voi e non qualcun altro. Il sistema scolastico italiano, con tutti i suoi difetti, prepara al mondo e alla vita. Smettiamola di lamentarci dei troppi compiti e iniziamo a chiederci perché ci fanno studiare queste cose. Quando ne state lontani per un po' ne sentirete la mancanza. 



(Questo post è frutto dei miei pensieri dopo una lezione di storia qui negli Stati Uniti in cui mi sono resa conto che ne so molto di più della professoressa, e lei ha una laurea. Sosteneva che i Nativi d'America avessero inventato la scrittura e che gli Europei gliel'avessero rubata importandola in Europa??? Cara prof, Dante Alighieri già aveva scritto la Divina Commedia, o forse lei non sa neanche cos'è...) 

mercoledì 15 novembre 2017

La scuola americana è davvero come pensiamo?

Queste sono alcune domande sulla scuola Americana che mi sono state fatte negli ultimi giorni... ho cercato di fare del mio meglio con l'Italiano perché sono davvero stra confusa certe volte!!

 -Cosa c'è di diverso nella scuola?

 La scuola Americana è completamente diversa dalla scuola Italiana, ovviamente. A partire dalle cose più scontate che sappiamo tutti come gli armadietti (che quasi nessuno utilizza), gli alunni che cambiano classe invece dei professori, gli edifici enormi, i campi da football ecc, la differenza più grande, a mio parere, è lo spirito scolastico che hanno gli studenti e i professori americani. Ognuno è orgoglioso della propria scuola e ognuno mette del suo per migliorarla e per renderla la scuola migliore della città. Agli studenti non interessa essere gli uni migliori degli altri ma si aiutano e insieme rendono la scuola un posto più bello e piacevole in cui stare. Hanno dei colori, uno stemma, dei nomi.. Nella mia scuola i colori sono bianco e blu e siamo i Southwest Trojans! Gli orari dipendono da stato a stato, io sono in Wisconsin e la mia scuola inizia alle 7:30 e finisce alle 15:00 con 8 periodi da 51 minuti di cui uno è il pranzo (ALLE 10!! :( ). Le materie sono le stesse ogni giorno quindi imparare la strada per le classi è abbastanza facile perché dopo la prima settimana si impara a memoria anche se la scuola è gigante. Sinceramente fare le stesse materie ogni giorno mi annoia molto e se nella scuola Italiana pensavo di fare ogni giorno le stesse cose, qui è ancora peggio... I professori sono molto severi sulle regole, non possiamo tenere telefoni sul banco o visibili e se fai ritardo ogni professore ha diverse punizioni che dovrai scontare. Una delle regole più assurde è che non possiamo indossare il giubbotto in classe ( e in alcune scuole neanche lo zaino) perché hanno paura che nascondi armi o cose simili. All'inizio dell'anno ogni studente crea il suo orario in base ai crediti che deve guadagnare e al suo livello di conoscenza. Oltre alle materie obbligatorie (Inglese, scienze, matematica e storia), ci sono delle classi chiamate Fun Classes che si scelgono in base a ciò che ti piace fare e ogni scuola ne ha di diverse. Se dopo aver provato una classe ti rendi conto che è troppo difficile o troppo facile o che semplicemente non ti piace, puoi cambiarla in un certo periodo di tempo parlando con il tuo counselor, un professore che è sempre lì per te per ogni problema e farà di tutto per aiutarti. Una delle cose più belle della scuola americana è che lo sport è direttamente collegato alla scuola e ognuno può averne accesso senza dover pagare. Gli allenamenti sono molto lunghi, faticosi, e soprattutto ogni giorno! Ogni venerdì, in autunno, c'è la partita di football e ogni partita ha un diverso tema e quasi tutta la scuola sta sugli spalti a fare il tifo.

 -Riesci a seguire le lezioni con buoni voti anche se parlano in inglese? Come va con la lingua?

 In generale, la scuola in America non è difficile. La maggior parte dei test sono a risposta multipla, non ci sono interrogazioni e ci sono molte attività pratiche quindi si, riesco a seguire le lezioni anche se sono interamente in inglese. Tutti i miei professori sanno che non sono Americana e quindi sono sempre disponibili per rispondere alle mie domande e ad aiutarmi se ho problemi. Quando si rivolgono direttamente a me parlano più lentamente e mi danno il mio tempo per rispondere. I test sono uguali a quelli degli altri ragazzi e anche i compiti, non ho un programma speciale e anzi, sono in tutte classi avanzate. Noi studenti italiani, poiché abituati a studiare, troviamo la scuola italiana mille volte più facile e le cose che insegnano ci sembreranno inutili e superficiali. Se la lingua vi blocca dal fare un'esperienza del genere, cambiate subito idea! L'inglese o qualsiasi altra nuova lingua, è un questione di abitudine. Vivendo in un paese in cui ti parlano 24 ore su 24 in inglese e tutto ciò che ti circonda è in inglese imparerai ogni giorno qualcosa e ogni giorno riuscirai a capire meglio e con più velocità.

 -Le scuole sono davvero come nei film, con i famosi college e party tutte le sere?

 No, no, e ancora no. Mi dispiace distruggere le aspettative di molti fan di High School Musical e altri film in cui le scuole americane sembrano un sogno, ma non è tutto come si vede nei film. Gli armadietti, i musical, le partite di football, gli autobus gialli e le cheerleader ci sono, ma non sono proprio come le vediamo nei film, è la vita reale. A primo impatto, appena arrivi nella scuola, paragonata alle nostre scuole italiane, tutto sembra bellissimo e come in un film, ma piano piano capisci che è semplicemente un posto dove dovrai andare per il resto dell'anno e svegliarti ogni giorno alle 6:00. Per quanto riguarda party e college, non ne ho idea. Tutti gli americani non vedono l'ora di andare al college, vivere lontano da casa, conoscere nuove persone e fare festa ogni giorno, ma tutto ciò accade dopo la scuola superiore... Complessivamente gli americani sono abbastanza noiosi, quasi tutti hanno un lavoro per il weekend e spendono la maggior parte della giornata a scuola.

 Hanno una macchina e potrebbero guidare da uno stato all'altro ogni giorno senza problemi. Scelgono di restare a casa a mangiare Cheetos...


domenica 5 novembre 2017

Change

When I decided I was going to do this drastical change in my life, I was sure that people will judge me saying that it wasn’t the right thing to do, but I didn’t mind. I was sure it would help me grow and understand who I want to be in my life. A lot of people describe the exchange year not as a year in life but as life in a year because during that period we experience new things that probably we would have never imagined to do in our country and in our life.I’ve always wanted to discover a new culture, one completely different from my own. Initially, I didn’t really believe that I was going to leave my country, my family, my friends and my life. Now that I’m here, realizing my dream, I often ask myself if it’s true or I’m just dreaming. The worst moments so far have been the flight and the first time I saw my host family. My flight was about ten hours, and I spent them thinking about me and what I was going to do. I was really nervous about meeting my new family, not hearing to my native language for ten months, and being in a new school with a totally different system and subjects. Nobody knew who I was and I didn’t know anybody.I was scared but excited.The first days here were weird. It was like I was sleeping and everything around me was going on and I was just dreaming about all that. Then I started thinking about negative things. I didn’t have friends. I didn’t do anything during the weekends. I didn’t understand how the shower or the washing machine worked. I got lost at school. Teachers didn’t know that I was Italian, not American. Homework started to be harder, and we started to do tests and essays. These were new things for me. Everything didn’t go how I thought it would. I needed to make a point of the situation. It is my experience and I decided to do that. Nobody forced me to left my family and friend and start a new life.Step by step everything went better, trying to stay positive is always the answer.. Making friends, having lunch with someone and having my first really American experiences of my life helped me, It was what I expected. Everyday is special here but there are some moments that teach you some important things. At the beginning everything is new but after a while the school, the family, the city, everything becomes familiar. Every new start it’s hard. Even when you’re starting high school or a new sport. But also the end is hard, even harder. I left my life in Italy and started a new life in the Usa and at the end of the year I have to leave my life in the Usa to go back in Italy. It’s harder because now I know what I’m leaving behind me but also there’s no new things or a new life in my country. When we experience new things such as a new culture we have to remember who we are and why we are there because the exchange year will change your thoughts , probably will make you a better person but at the end is always you, with your personality and feelings. We should always make the better decision for ourselves and don’t care about what other people say about what makes you happy. Questo è uno dei miei primi essay per la classe di Inglese, forse non sarà perfetto e ci sono molti errori, ma vi avevo promesso un post in inglese.

USA!!!

Okay, come blogger ho definitivamente fallito, però c'è sempre un'ultima possibilità! 5 Novembre 2017, più di due mesi in America. Ho rimandato milioni di volte questo momento: scrivere, pensare davvero a cosa sta succedendo per condividerlo con chiunque leggerà questo post. In due mesi sono accadute tantissime cose, ormai vivere qui è diventata la mia quotidianità e mi ci sto abituando. Spesso mi chiedo qual'è stata la cosa più bella che mi sia successa finora e non arrivo mai ad una conclusione. Homecoming? Football games? Packers'game? Lanciare carta igienica nel giardino degli amici? Halloween? Non ne ho idea. Credo che alla fine essere uscita dalla mia comfort zone per fare qualcosa che mi rende felice è la cosa più bella che mi sia accaduta non solo negli ultimi due mesi ma in tutta la vita. Passando alle cose concrete, cercherò di raccontarvi un pò cosa sto facendo e come mi sto trovando così magari questo post non sarà solo un susseguirsi di parole e pensieri senza un senso logico come i precedenti. Sono arrivata in America il 25 agosto 2017 e ho passato 3 giorni a Chicago per l'orientamento. Cosa dire su Chicago? è una città stupenda, mi sono sentita davvero piccola e impotente ai piedi dei suoi grattaceli, quasi mi mancava il fiato quando guardavo in aria. Il 27 agosto, domenica, sono arrivata alla mia destinazione finale: Green Bay, Wisconsin. Il volo da Chicago a Green Bay è durano meno di un'ora ed è stato il volo più brutto della mia vita. L'aereo era minuscolo e c'era solo un sedile in ogni fila. Credo di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo, non so se per l'ansia di incontrare la famiglia o perché pensavo di morire. La mia host family mi stava aspettando da un pò e io non sapevo minimamente cosa dire. Vi dico solo che mi sono ritrovata un gruppo di 15 persone con fiori, cartelloni e bandiere che mi chiedevano come stavo e se il volo era andato bene e l'unica cosa che ho detto è stata "I need to take my suitcase". La mia famiglia sembra fatta apposta per me. Ho una sorella che vive al college, la mamma e il papà. Sono divertenti, disponibili, gentili e davvero, non potevo chiedere di meglio. Ho anche un cane, ma loro la chiamano lady... Il giorno dopo sono andata a scuola a scegliere le materie, ma non voglio parlare di questo adesso. Sto preparando un essay per la mia classe di inglese sulle differenze tra la scuola italiana e quella americana che magari condividerò qui con voi. I primi giorni sono stati come in un film, non capivo se davvero stava accadendo a me o se stavo solo immaginando, un pò come prima di partire. Se penso adesso a tutta l'ansia che avevo mi viene da ridere, o da piangere. Il tempo sta volando. Una delle cose più importanti che ho imparato in questi due mesi è proprio che ogni momento, bello o brutto che sia, noioso o stra divertente, è importante e vale più di ogni altra cosa. Sto imparando ad essere impulsiva, non programmare niente, vivere ogni attimo al meglio. Questi due mesi mi hanno regalato gli attimi più belli della mia vita. Non posso rispondere alla domanda: "Qual'è la cosa più bella che ti sia capitata in America?" ma posso rispondere a "Qual'è la cosa più bella che ti è capitata oggi?" ero a lezione di danza e stavo avendo qualche problema con le mie scarpette, la mia insegnante mi ha detto "Don't stress out, we're glad to have you here and you brought something special to us, everything will be fine, you're beautiful." Queste poche parole hanno reso questa giornata speciale e mi hanno portato quasi alle lacrime. Forse non c'entra ed è completamente fuori tema, ma quando capisci che a qualcuno importa di te anche a kilomentri di distanza dalla tua terra, capisci che nella vita non hai bisogno di nient'altro che essere orgogliosa e felice di te stessa, sempre. Advice: Ogni sera, prima di andare a dormire, chiedetevi "What did make my day today?" che tradotto è qualcosa tipo "Qual'è a cosa che ha reso oggi un giorno speciale?" P.s. Il mio italiano farà schifo, questo post non ha nulla di realmente concreto, ma spero vi piaccia. Elenia

venerdì 11 agosto 2017

Difficoltà

11 Agosto. L'ultima volta che ho scritto mancavano undici giorni alla partenza, oggi ne mancano quattordici. La mia partenza è stata spostata di due settimane. Inizialmente ho sentito come se un macigno mi cadesse addosso e nessuno mi aiutasse a liberarmene. Ero convinta di dover partire pochi giorni dopo e invece il mio sogno, ciò che attendo con più ansia da ormai qualche mese, è diventato solamente più lontano. Le persone a cui l'ho detto hanno reagito in modo diverso, molti mi hanno detto che forse è meglio così, più tempo per rimanere in questa città che, anche se mi sta stretta, mi appartiene. Altri mi hanno capita e consolata. Nella mia mente c'era un'immagine fissa: Una bambina che rincorre una corda che non smette mai di essere tirata dall'altro capo, un gioco infinito, come quest'attesa, infinita. In realtà tutto questo aspettare, stare in ansia, contare i giorni che mancano, invece di farmi sentire più vicina al giorno in cui partirò me ne allontanano. Io non riesco ancora a rendermi conto che tra due settimane sarò su un aereo che mi porterà dall'altra parte del mondo, a chilometri e chilometri di distanza da qui... forse me ne accorgerò in volo, o forse appena arrivata...ciò che io desidero è non rendermene conto mai. Voglio arrivare lì e trovare un'altra casa, non sentire la mancanza di nulla, non rimpiangere neanche un secondo di quello che sto vivendo. Le mie abitudini, i miei luoghi, i miei libri, le mie persone, le porterò con me, dentro il mio cuore, dove sono entrate e dove, spero, vorranno rimanere. Per questo, salutandoli, non riesco a piangere o ad emozionarmi. So che mi accompagneranno e lo stanno già facendo. So che al ritorno potrò ritrovarli dove li ho lasciati. Nella vita mi troverò davanti a talmente tante difficoltà che forse l'unica che mi ricorderò, tra tutti questi pensieri degli ultimi giorni prima di partire sarà LA VALIGIA. Elenia P.s Maybe my next post will be in English

martedì 1 agosto 2017

Host sister

Due Agosto.
Undici giorni alla partenza.
Oggi è arrivata a casa mia Luka, la ragazza tedesca che ho ospitato lo scorso anno. Sono molto felice, vederla mi fa pensare molto al fatto che è stato proprio grazie a lei che ho deciso di partire.
Penso alla sua esperienza..il giorno che è arrivata, il giorno in cui se n'è andata.
Penso al nostro rapporto, altalenante.
Inizialmente non abbiamo legato molto, ma pian piano è diventata la sorella che non ho mai avuto. Abbiamo capito come volerci bene, come stare bene insieme e divertirci.
Penso al suo cambiamento, a quanto è cresciuta e a quanto ha portato nella nostra famiglia.
Anche io voglio lasciare qualcosa di grande nella mia famiglia americana, nel cuore di tutti quelli con cui creerò un rapporto negli Stati Uniti.
Lei mi ha lasciato la sua timidezza, la sua spensieratezza, la sua voglia di conoscere, scoprire.
Mi ha lasciato con la curiosità, con il desiderio di scoprire cosa si prova ad essere lontani da casa, a volte completamente soli nel vuoto.
Ora, a meno undici giorni dalla partenza, è la persona di cui ho più bisogno.
Può aiutarmi con gli ultimi preparativi, può darmi consigli su come comportarmi i primi tempi ma sopratutto può essere quella persona che mi capisce, che capisce come sto e cosa provo.
Oggi ho due famiglie, la mia, italiana, quella di Luka, tedesca.
E spero, tra poco, di averne una terza, la mia famiglia americana. Di loro non ho mai parlato, e non lo farò, finché non li conoscerò e potrò dirvi come sono davvero.



domenica 9 luglio 2017

Partenza

Ciao.
10 luglio.
Piena estate, mare, feste, sole, estate.
Non scrivo da un pò, per pigrizia forse...o perché non me la sento.
In questo periodo sono l'ansia fatta persona. Ansia per la partenza, ansia per il ritorno.
Non dovrei aver paura del ritorno, dovrei essere felice della partenza e basta...ma spesso mi ritrovo a pensare al dopo: classico comportamento da persona ansiosa.
Ultimamente, diverse persone mi hanno portato a pensare a questa cosa.
"Tanto te parti."
Per loro è facile, ( "tu vai a divertirti, un anno in America"), rimangono qui, a casa tua, e continuano la loro vita. Anch'io continuerò la mia, dall'altra parte del mondo e lontana da loro. Anzi, io ne inizierò un'altra, con un'altra famiglia, un'altra scuola, altri amici. Ma per loro tu starai sempre andando a divertirti...e la mia paura è che al ritorno, tutti loro, non capiranno che sei sempre tu, con un anno in più, o in meno.
So che non dovrei pensarci adesso...ma quando penso alla partenza, a quella data che ancora non so...mi sembra tutto così lontano.
Penso che in quella valigia porterei un pò di tutti ma poi...penso anche che sarebbero un peso. Non capiscono, non ci provano neanche, ma sapete cosa vi dico?
Fregatevene. Divertitevi. Non lasciatevi scoraggiare.
Le persone saranno sempre pronte a giudicare le nostre scelte ("Sei pazza, io non lo farei mai"), ma per questo dobbiamo esserne orgogliosi.
Ogni persona ha bisogno di giudicare gli altri per non giudicare sé stesso...Non lo farebbero mai e quindi tu sei pazza ma per giustificarsi dicono che è inutile, che perdi un anno della tua vita, che vai a divertirti.
Ebbene, spero vivamente di andare a divertirmi, di tornare e di voler ripartire il giorno dopo, di non pensare neanche una volta a tutte le persone che hanno cercato di intimorirmi e di mettermi i bastoni tra le ruote.
TANTO IO PARTO, sì, e ne sono felice.
Parto perché è il mio sogno, parto per me stessa.
E se agli altri non importa di non avermi per un anno a me non interessa portare un pò di loro con me. Sarò pazza, sì, ma almeno felice. Veramente felice.
Dall'altra parte del mondo.